"La solitudine" non è solo una delle più belle canzoni della Pausini, ma è uno stato d'animo in cui milioni di persone versano, è quel momento in cui oltre a te stesso non vi è nessun altro, nè la tua famiglia, nè i tuoi amici, nulla...solo te.
Allora esistono frasi quasi per tamponare questa ferita, come per esempio: "chi si ama non è mai solo" ecc...ma ad una persona che si sente sola, non vi è frase che possa lenire quel dolore (non sempre) momentaneo, ma solo con le nostre forze ne usciamo, se vogiamo, poi quell'invito di amarsi sembra quasi un invito alla superbia.
Perchè ci si sente soli? La prima causa è la più scontata, cioè essere soli, non avere nessuno, neanche uno straccio d'amico, ma spesso la solitudine non è per forza l'essere "radiati" da una comitiva di amici, spesso si viene a creare quando si è incompresi, si, quando gli altri, siano essi amici, cari ecc...non vi comprendono, non vi ascoltano soprattutto, e utilizzano quella fastidiosissima frase che abolirei dal parlato, ovvero: "io a te non ti capisco"!
Questo equivale a dire: "dei problemi che hai non mi interessa nulla, tu tieniti i tuoi e io mi tengo i miei", si, credo che alla fine si possa riassumere così questo atteggiamento omertoso, e credetemi, non essere compresi è la solitudine più drammatica la quale si possa sperimentare.
A volte essere soli dipende dalla mancanza di una determinata persona, sia essa una mancanza momentanea o una mancanza perpetua di una persona, morte di un caro, di un amico, ma a volte anche quando ti manca una determinata persona, cioè non che ti manca perchè sia partita o altro, ma perchè non l'hai mai avuta, può mancare un amico vero, una/un ragazza/o per la quale innamorarsi, un genitore che ti voglia veramente bene, sono molte le cause della solitudine in sintesi, tutte, collegate ad un fattore che scateni questa situazione.
Poi chi si sente solo, assume quel carattere ostile verso il prossimo, per paura che questo lo possa ferire o addirittura far riflettere, perchè poi ci si rinchiude nel proprio mondo, fatto di sogni e speranze (spesso illusorie) e si cerca di crearsi uno spazio parallelo a questo mondo, nel quale rifugiarsi non appena ne sentiamo il bisogno.
La solitudine è una bestia, e una persona sola, spesso, è una persona non ascoltata, una persona che la si lascia vivere, come se fosse un vegetale, ed è questo l'abominio da parte di chi ti vuole bene, cioè non ascoltarti.
Come scrisse il filosofo greco Aristotele (IV sec. a. C.) nella sua Politica, “l’uomo è un animale sociale: tende per natura ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società", per cui, è proprio quando viene a mancare questa "natura" per la quale l'uomo si aggrega ad altri individui, che arriva la solitudine; è vero che a volte è bello stare soli, io amo ritagliarmi degli attimi nella giornata in cui essere solo, riflettere, pensare, o semplicemente per rilassarmi, ma questa "solitudine" non deve durare molto, altrimenti mi deprimo.
Questo è il mio pensiero sulla solitudine, che non dev'essere per forza esatto e incontrovertibile, anzi, ma per esperienza personale ho esposto le maggiori cause della solitudine dell'uomo.
- Denis
Denis on line
** In questo blog i più svariati argomenti da me trattati **
sabato 16 ottobre 2010
mercoledì 13 ottobre 2010
E' TARDI, E' TARDI, E' TARDI !!
"E' tardi, è tardi, è tardi!!!" Vi ricordate chi ripeteva velocissimamente questa frase? Era il "Bianconiglio" di "Alice nel Paese delle Meraviglie", che correva con quell'orologio tra le mani, vi ricordate quanto era buffo, e quanto era stupido? Si? Bene, noi siamo uguali!
"E' tardi!" Una frase che si scandisce in un secondo e tre decimi, se si è incazzati anche in meno di un secondo, ma fatto sta, che è la frase che più ci perseguita da quando apriamo gli occhi al mattino, fino a quando la sera Morfero non arriva a darci la buona notte, di solito viene esclamata in queste circostanze:
1 - al mattino quando ci svegliamo;
2- sull'uscio di casa qualche minuto prima di prendere il pullman;
3- all'uscita da scuola, perchè dobbiamo correre per prendere i posti sul bus;
4 - il pomeriggio quando dobbiamo uscire con gli amici, perchè siamo mai puntuali;
5 - la sera, perchè siamo sempre in ritardo per la cena;
6 - e in "seconda serata", quando ormai è scattata la mezzanotte, ed è tardi, dobbiamo andare a dormire!
Queste sono le situazioni tipo in cui la nostra tranquillità viene attentata e l'agitazione, l'ansia e anche quel pizzico d'adrenalina, ci fanno da pardoni.
La nostra vita è un ritardo generale, siamo sempre in ritardo, andiamo sempre di fretta, e quel detto che tanto ci vantiamo di insegnare, ovvero: "Carpe Dièm" - "cogli l'attimo" va a farsi benedire, perchè se è vero che nella vita dobbiamo vivere e cogliere l'attimo, mi domando come ci si possa soffermare su "un attimo" se a momenti non ci guardiamo neanche più negli occhi quando parliamo, perchè appunto, andiamo di fretta.
Allora è troppo tardi per tutto, è troppo tardi per aver colto un'occasione, è troppo tardi per accettare quell'offerta di lavoro, è troppo tardi per sposarsi, è troppo tardi per avere un figlio, e poi ci ritroviamo all'ultimo capitolo della nostra vota in cui, è troppo tardi per vivere.
Allora cavolo! E' vero quando si dice che questa vita è una "fregatura", viviamo come se non dovessimo mai morire, e moriamo come non fossimo mai vissuti, mi rabbrividisce questo pensiero, ma cavolo quanto è vero!
Crediamo di avere la vita infinita, come nei videogiochi, ma non è così, io credo che dobbiamo trovare l'attimo per fermarci, una manciata di secondi ( salvo ritardo), e riflettere su questa cavolo di vita, pensare cosa ci rimane delle giornate che viviamo, se ci rimane qualcosa, un'emozione, un momento, un pensiero, allora possiamo dire che la nostra vita ce la stiamo vivendo, ma se ogni giorno somiglia al prossimo, a quello di ieri ecc...allora cavolo, qualcosa non va...non stiamo vivendo, stiamo solo trascinando i nostri giorni in avanti per fare arrivare domani...forse è meglio che ci leviamo l'orologio e che spegniamo il cellulare, per assaporare quel silenzio, quella pace che forse all'inizio ci inquieterà perchè ci è nuova, ma basterà un attimo per accorgersi che la vita che facciamo, quella vita frenetica, ci tappa le orecchie e ci chiude la mente. VIVIAMO!
- Denis
"E' tardi!" Una frase che si scandisce in un secondo e tre decimi, se si è incazzati anche in meno di un secondo, ma fatto sta, che è la frase che più ci perseguita da quando apriamo gli occhi al mattino, fino a quando la sera Morfero non arriva a darci la buona notte, di solito viene esclamata in queste circostanze:
1 - al mattino quando ci svegliamo;
2- sull'uscio di casa qualche minuto prima di prendere il pullman;
3- all'uscita da scuola, perchè dobbiamo correre per prendere i posti sul bus;
4 - il pomeriggio quando dobbiamo uscire con gli amici, perchè siamo mai puntuali;
5 - la sera, perchè siamo sempre in ritardo per la cena;
6 - e in "seconda serata", quando ormai è scattata la mezzanotte, ed è tardi, dobbiamo andare a dormire!
Queste sono le situazioni tipo in cui la nostra tranquillità viene attentata e l'agitazione, l'ansia e anche quel pizzico d'adrenalina, ci fanno da pardoni.
La nostra vita è un ritardo generale, siamo sempre in ritardo, andiamo sempre di fretta, e quel detto che tanto ci vantiamo di insegnare, ovvero: "Carpe Dièm" - "cogli l'attimo" va a farsi benedire, perchè se è vero che nella vita dobbiamo vivere e cogliere l'attimo, mi domando come ci si possa soffermare su "un attimo" se a momenti non ci guardiamo neanche più negli occhi quando parliamo, perchè appunto, andiamo di fretta.
Allora è troppo tardi per tutto, è troppo tardi per aver colto un'occasione, è troppo tardi per accettare quell'offerta di lavoro, è troppo tardi per sposarsi, è troppo tardi per avere un figlio, e poi ci ritroviamo all'ultimo capitolo della nostra vota in cui, è troppo tardi per vivere.
Allora cavolo! E' vero quando si dice che questa vita è una "fregatura", viviamo come se non dovessimo mai morire, e moriamo come non fossimo mai vissuti, mi rabbrividisce questo pensiero, ma cavolo quanto è vero!
Crediamo di avere la vita infinita, come nei videogiochi, ma non è così, io credo che dobbiamo trovare l'attimo per fermarci, una manciata di secondi ( salvo ritardo), e riflettere su questa cavolo di vita, pensare cosa ci rimane delle giornate che viviamo, se ci rimane qualcosa, un'emozione, un momento, un pensiero, allora possiamo dire che la nostra vita ce la stiamo vivendo, ma se ogni giorno somiglia al prossimo, a quello di ieri ecc...allora cavolo, qualcosa non va...non stiamo vivendo, stiamo solo trascinando i nostri giorni in avanti per fare arrivare domani...forse è meglio che ci leviamo l'orologio e che spegniamo il cellulare, per assaporare quel silenzio, quella pace che forse all'inizio ci inquieterà perchè ci è nuova, ma basterà un attimo per accorgersi che la vita che facciamo, quella vita frenetica, ci tappa le orecchie e ci chiude la mente. VIVIAMO!
- Denis
martedì 12 ottobre 2010
DATEMI UNA MASCHERA E VI DIRO' LA VERITA' Oscar Wilde
Oscar Wilde l'ha detto, mica pinco pallino! Oscar Wilde era uno scrittore, drammaturgo, poeta, solo una persona sensibile può partorire queste idee, non da geni, ma appunto da sensibili, e la sensibilità non è altro che la semplicità di una persona e l'avere questo dono della sensibilità appunto, di percepire anche le cose sensibili, delicate, silenziose, è un gioco di parole è vero, ma è il gioco della vita.
"Datemi una maschera e vi dirò la verità", è una frase che è echeggiata nella storia, nella letteratura ma anche nel "detto" quotidiano, ed è verissima, basti pensare la doppia identità che assumiamo qui su internet e la persona che siamo nella realtà. Quante volte ci siamo aperti con persone su messenger, facebook, cosa che non avremmo mai fatto di persona? In questo caso la maschera è proprio il non vedersi, l'essere schermati da un monitor che in quel caso è la nostra maschera, non è altro che "la maschera" di cui parlava Wilde un secolo fa, si, una maschera tecnologica, ma sempre una maschera.
Cosa vuol dire, che siamo ipocriti? Io non credo che sia proprio questo il problema, più che ipocriti siamo chiusi, ma le dico anche per me queste cose, vi credete che io avrei mai trattato di un argomento del genere così, in mezzo di strada? Mai! Appartiene a tutti questo senso di volere "la maschera" per proferire verità, la sindrome di superman oserei dire, che quando si mascherava era un supereroe, volava, e con il suo raggio di fuoco fondeva anche i metalli più resistenti, mentre poi riponeva i panni da eroe, era un semplice impiegato, noi siamo anche in un certo senso dei "superman", persone che nascondono molte doti e quindi verità, spesso per vergogna o per la smania di successo se le tengono per se, e con loro rimangono a vita, fino alla tomba.
Molte volte quelle verità che conserviamo in noi, non vorremmo mai dirle, magari è un insuccesso, un difetto, non vogliamo sentirci il peso degli occhi addosso della "gente", quella cavolo di gente che ci condiziona la vita! Noi siamo condizionati dalla "gente", non esclusivamente da noi, ma dal pensiero degli altri, da quello che possono credere se noi ci comportiamo così o cosà, se noi diciamo questo o quell'altro, crescendo così in un'insicurezza tale che ogni giorno dobbiamo vestire una maschera diversa in base alle occasioni, come quando dobbiamo scegliere il vestiario: "oggi è domenica mi metto la camicia bianca", "oggi vado ad una cerimonia e mi metto il vestito gessato", ecco come siamo noi, in base alle occasioni abbiamo una faccia, quindi in fin dei conti abbiamo la maschera di cui parlava Wilde? No, Wilde parlava di una maschera nera che non lasciasse trasparire nemmeno gli occhi, grazie alla quale noi potremmo dire tutto quello che pensiamo, tutto quello che proviamo e tutto quello che non abbiamo mai detto, quindi la sua è una maschera assoluta, mentre la nostra è una maschera di circostanza.
L'uomo nasce, cresce e invecchia con queste facce, e così non sarà mai quello che vorrebbe, tutto ciò appesantirà il suo modo di vivere, perchè è come se recitasse una parte in un film che è la vita, e i capitoli dei suoi anni diventeranno il suo romanzo, e le pagine che scorrono veloci sono i giorni della sua esistenza che corrono, corrono, chiudendo quel libro del suo ultimo giorno con una tale amarezza nel cuore da dire: "sarei voluto essere ciò che avrei voluto, e non ciò che hanno voluto che io fossi."
- Denis
"Datemi una maschera e vi dirò la verità", è una frase che è echeggiata nella storia, nella letteratura ma anche nel "detto" quotidiano, ed è verissima, basti pensare la doppia identità che assumiamo qui su internet e la persona che siamo nella realtà. Quante volte ci siamo aperti con persone su messenger, facebook, cosa che non avremmo mai fatto di persona? In questo caso la maschera è proprio il non vedersi, l'essere schermati da un monitor che in quel caso è la nostra maschera, non è altro che "la maschera" di cui parlava Wilde un secolo fa, si, una maschera tecnologica, ma sempre una maschera.
Cosa vuol dire, che siamo ipocriti? Io non credo che sia proprio questo il problema, più che ipocriti siamo chiusi, ma le dico anche per me queste cose, vi credete che io avrei mai trattato di un argomento del genere così, in mezzo di strada? Mai! Appartiene a tutti questo senso di volere "la maschera" per proferire verità, la sindrome di superman oserei dire, che quando si mascherava era un supereroe, volava, e con il suo raggio di fuoco fondeva anche i metalli più resistenti, mentre poi riponeva i panni da eroe, era un semplice impiegato, noi siamo anche in un certo senso dei "superman", persone che nascondono molte doti e quindi verità, spesso per vergogna o per la smania di successo se le tengono per se, e con loro rimangono a vita, fino alla tomba.
Molte volte quelle verità che conserviamo in noi, non vorremmo mai dirle, magari è un insuccesso, un difetto, non vogliamo sentirci il peso degli occhi addosso della "gente", quella cavolo di gente che ci condiziona la vita! Noi siamo condizionati dalla "gente", non esclusivamente da noi, ma dal pensiero degli altri, da quello che possono credere se noi ci comportiamo così o cosà, se noi diciamo questo o quell'altro, crescendo così in un'insicurezza tale che ogni giorno dobbiamo vestire una maschera diversa in base alle occasioni, come quando dobbiamo scegliere il vestiario: "oggi è domenica mi metto la camicia bianca", "oggi vado ad una cerimonia e mi metto il vestito gessato", ecco come siamo noi, in base alle occasioni abbiamo una faccia, quindi in fin dei conti abbiamo la maschera di cui parlava Wilde? No, Wilde parlava di una maschera nera che non lasciasse trasparire nemmeno gli occhi, grazie alla quale noi potremmo dire tutto quello che pensiamo, tutto quello che proviamo e tutto quello che non abbiamo mai detto, quindi la sua è una maschera assoluta, mentre la nostra è una maschera di circostanza.
L'uomo nasce, cresce e invecchia con queste facce, e così non sarà mai quello che vorrebbe, tutto ciò appesantirà il suo modo di vivere, perchè è come se recitasse una parte in un film che è la vita, e i capitoli dei suoi anni diventeranno il suo romanzo, e le pagine che scorrono veloci sono i giorni della sua esistenza che corrono, corrono, chiudendo quel libro del suo ultimo giorno con una tale amarezza nel cuore da dire: "sarei voluto essere ciò che avrei voluto, e non ciò che hanno voluto che io fossi."
- Denis
"Scusi ha una 54?" - "No, le taglie arrivano fino alla 48" RAZZISMO LATENTE
A quanti è capitato? Certo, se pesate 70 kg e avete delle misure standard non avrete di questi problemi, ma ad uno come me, che è un pò in carne, anche se non eccessivamente, si trova a combattare questa sorta di razzismo latente, che viene celato dietro ad un limite di grandezza dei capi che ci accingiamo a comperare per i più svariati utilizzi e occasioni, una giacca, un cappotto, anche un semplice maglione.
In una società come la nostra, nella quale si combatte contro l'anoressia, come per esempio lo scandalo attuale delle modelle troppo magre, e si cerca di emancipare le donne "in carne" (io direi in salute) e poi ci troviamo di fronte a dei fatti così evidenti e nello stesso tempo taciuti e scontati, che viene da riflettere.
Se un capo arriva ad una taglia max di 52, questo ha un messaggio ben chiaro: " se sei grosso/a tu questo capo non lo vesti!" Vedete un' altra spiegazione? Come per esempio: "la stoffa a disposizione per la produzione in serie di questo capo è insufficiente, per cui ci limitiamo a taglie basse" oppure "i nostri stilisti non sono capaci di disegnare capi "large", o ancora "abbiamo poco spazio nei magazzini, e i capi "large" in quantità, occuperebbero troppo volume". Personalmente io non credo che le spiegazioni, o meglio, le giustificazioni siano queste, perchè se io ti dico mettimi in una busta di capacità 5/10 queste cose, vuol dire che ti do un limite da rispettare, è logico no? Ah no aspetta, ci sono arrivato, magari dando un limite ai capi vogliono "subliminalmente" mandare un messaggio al popolo che essere troppo grassi fa male alla salute, e ma no, sarebbe sempre una forma di razzismo seppur "bonaria" ma sempre razzismo...allora?
Ma no aspetta, ma di che ci lamentiamo, tanto ci sono le taglie forti, si, costano di più, ma ci sono, allora chiediamo alla commessa: "scusi, le taglie forti?", lei intanto ti squadra, la classica commessa vestita di rosso, alta si e no 1.60 per 50kg, che è intenta a riordinare i capi, una volta averti squadrato ti dice: " in fondo a destra ci sono le taglie forti" (sembra che ti stia indicando la toilette), tu allora ti appropinqui "in fondo a destra", e trovi tutti gli emarginati in sovrappeso che allargano quella maglia per un'ipotetica prova, come a dire: "come mi starà?" O a volte vedi le povere mogli che danno un'occhiata a questi capi "in quaratena"; poi c'è una tristezza in quegli angoli bui dedicati alle taglie forti! Taglie forti, ammazza che bel nome, oh, più siamo ciacciotti e più siamo forti! Bhe, a momenti ne facciamo uno sponsor pubblicitario: "ingrassa e sarai più forte!" Non lo sanno manco loro come devono chiamarci!
PS. Con questo non voglio fomentare l'obesità, ci mancherebbe, sappiamo i problemi che crea quest'ultima, che poi diventa proprio un caso clinico, ma per renderci conto di come la società etichetti le persone, tutto qui.
- Denis
In una società come la nostra, nella quale si combatte contro l'anoressia, come per esempio lo scandalo attuale delle modelle troppo magre, e si cerca di emancipare le donne "in carne" (io direi in salute) e poi ci troviamo di fronte a dei fatti così evidenti e nello stesso tempo taciuti e scontati, che viene da riflettere.
Se un capo arriva ad una taglia max di 52, questo ha un messaggio ben chiaro: " se sei grosso/a tu questo capo non lo vesti!" Vedete un' altra spiegazione? Come per esempio: "la stoffa a disposizione per la produzione in serie di questo capo è insufficiente, per cui ci limitiamo a taglie basse" oppure "i nostri stilisti non sono capaci di disegnare capi "large", o ancora "abbiamo poco spazio nei magazzini, e i capi "large" in quantità, occuperebbero troppo volume". Personalmente io non credo che le spiegazioni, o meglio, le giustificazioni siano queste, perchè se io ti dico mettimi in una busta di capacità 5/10 queste cose, vuol dire che ti do un limite da rispettare, è logico no? Ah no aspetta, ci sono arrivato, magari dando un limite ai capi vogliono "subliminalmente" mandare un messaggio al popolo che essere troppo grassi fa male alla salute, e ma no, sarebbe sempre una forma di razzismo seppur "bonaria" ma sempre razzismo...allora?
Ma no aspetta, ma di che ci lamentiamo, tanto ci sono le taglie forti, si, costano di più, ma ci sono, allora chiediamo alla commessa: "scusi, le taglie forti?", lei intanto ti squadra, la classica commessa vestita di rosso, alta si e no 1.60 per 50kg, che è intenta a riordinare i capi, una volta averti squadrato ti dice: " in fondo a destra ci sono le taglie forti" (sembra che ti stia indicando la toilette), tu allora ti appropinqui "in fondo a destra", e trovi tutti gli emarginati in sovrappeso che allargano quella maglia per un'ipotetica prova, come a dire: "come mi starà?" O a volte vedi le povere mogli che danno un'occhiata a questi capi "in quaratena"; poi c'è una tristezza in quegli angoli bui dedicati alle taglie forti! Taglie forti, ammazza che bel nome, oh, più siamo ciacciotti e più siamo forti! Bhe, a momenti ne facciamo uno sponsor pubblicitario: "ingrassa e sarai più forte!" Non lo sanno manco loro come devono chiamarci!
PS. Con questo non voglio fomentare l'obesità, ci mancherebbe, sappiamo i problemi che crea quest'ultima, che poi diventa proprio un caso clinico, ma per renderci conto di come la società etichetti le persone, tutto qui.
- Denis
CHI ERA QUELLO? - " NO NIENTE, E' UN MIO AMICO"
Chi è quello? - "No niente, è un mio amico".
Questa frase viene pronunciata da qualsiasi persona di qualsivoglia paese, regione, nazione, etnia, almeno una volta al giorno, una frase scontata che il nostro cervello neanche elabora, dopotutto, cos'ha di astruso o di singolare una frase così comprensibile, fluida e anche accettabile dal punto di vista sintattico? Di primo acchito nulla, anche ascoltarla non crea nessuna curiosità, ma se ci fermiamo un attimo, ci sediamo, magari richiediamo l'amicizia alla nostra coscienza (tanto per capirci con il gergo moderno) allora penseremo: "cavolo, che stronzata che ho detto!" Si, la stronzata c'è e come, perchè un amico non è un "niente", niente nella vita fisica è niente, anche il niente è qualcosa, figurati un amico, il vocabolario chiama amico "alleato", cavolo! Un vocabolario che ci impressiona alla sol figura riesce ad essere quasi convincente e noi, persone munite (che poi si fa per dire) d'intelligenza e senso di ragione lo chiaiamo "niente".
Allora forse non ci siamo capiti, perchè nel momento in cui noi consideriamo "nulla" un amico, mi chiedo che valore abbia la tua vita, oppure con che nome venga classificata la tua esistenza, magari è un flusso e riflusso di eventi (usando le parole degli scienziati Stevino, Wallis, Newton ecc...) che si susseguono incatenandosi tra di loro e che quando vanno bene chiamiamo "culo" (in italiano sarebbe fortuna) e quando vanno storti chiamiamo sfiga o scalogna.
Scusate queste righe di "morale" aspra come un limone giovane, ma ci voleva.
Torniamo all'amico, "amico", vocabolo che spesso confondiamo con "compagno"...guardate che l'amico non è quello che ti cerca il sabato sera per uscire mentre durante la settimana il tuo nome non gli ha neanche sfiorato il suo interesse, l'amico non è quello che gode sui tuoi mali, si perchè ci sono anche questi, persone che si autodefiniscono tuoi amici e poi non appena hanno l'occasione, (e cretemi che la trovano) vomitano accuse sul tuo conto, spesso false e caricate, ma laddove fossero vere, smentirebbero tutto, si, perchè un amico va difeso, protetto, accolto, amato....si, va anche amato un amico, spesso la parola amore è inconsciamente associata al/la fidanzata/o, ma l'amore è quel bene che non ha nè mezze misure e nè condizioni che una persona dona, non è una raccomandata con ricevuta di ritorno per capirci.
Di solito un essere umano ha UN AMICO, e quando dico un amico non vuol dire che questo sia solo ed emarginato dal sociale, ci mancherebbe, ma le statistiche della vita affermano che una persona abbia un'altra persona di cui fidarsi ciecamente, ed è questo l'amico.Avete presente quella persona che vi precipitate a chiamare quando siete nei guai, quella persona che non ti dice mai "no scusa ho da fare, non posso pensare a to adesso", quella persona che ti spiattella le cose in faccia invece di dirtele dietro? Cioè quella persona che è tutta sincerità, si, è questo l'amico, e io credo che l'amicizia superi l'amore, perchè l'amore tradisce, l'amore delude, l'amore richiede delle aspettative, invece l'amico no, l'amico è così com'è, con i suoi difetti e mancanze, ma questo è lui, ma soprattutto è una persona che c'è sempre, sempre!
-Denis
Questa frase viene pronunciata da qualsiasi persona di qualsivoglia paese, regione, nazione, etnia, almeno una volta al giorno, una frase scontata che il nostro cervello neanche elabora, dopotutto, cos'ha di astruso o di singolare una frase così comprensibile, fluida e anche accettabile dal punto di vista sintattico? Di primo acchito nulla, anche ascoltarla non crea nessuna curiosità, ma se ci fermiamo un attimo, ci sediamo, magari richiediamo l'amicizia alla nostra coscienza (tanto per capirci con il gergo moderno) allora penseremo: "cavolo, che stronzata che ho detto!" Si, la stronzata c'è e come, perchè un amico non è un "niente", niente nella vita fisica è niente, anche il niente è qualcosa, figurati un amico, il vocabolario chiama amico "alleato", cavolo! Un vocabolario che ci impressiona alla sol figura riesce ad essere quasi convincente e noi, persone munite (che poi si fa per dire) d'intelligenza e senso di ragione lo chiaiamo "niente".
Allora forse non ci siamo capiti, perchè nel momento in cui noi consideriamo "nulla" un amico, mi chiedo che valore abbia la tua vita, oppure con che nome venga classificata la tua esistenza, magari è un flusso e riflusso di eventi (usando le parole degli scienziati Stevino, Wallis, Newton ecc...) che si susseguono incatenandosi tra di loro e che quando vanno bene chiamiamo "culo" (in italiano sarebbe fortuna) e quando vanno storti chiamiamo sfiga o scalogna.
Scusate queste righe di "morale" aspra come un limone giovane, ma ci voleva.
Torniamo all'amico, "amico", vocabolo che spesso confondiamo con "compagno"...guardate che l'amico non è quello che ti cerca il sabato sera per uscire mentre durante la settimana il tuo nome non gli ha neanche sfiorato il suo interesse, l'amico non è quello che gode sui tuoi mali, si perchè ci sono anche questi, persone che si autodefiniscono tuoi amici e poi non appena hanno l'occasione, (e cretemi che la trovano) vomitano accuse sul tuo conto, spesso false e caricate, ma laddove fossero vere, smentirebbero tutto, si, perchè un amico va difeso, protetto, accolto, amato....si, va anche amato un amico, spesso la parola amore è inconsciamente associata al/la fidanzata/o, ma l'amore è quel bene che non ha nè mezze misure e nè condizioni che una persona dona, non è una raccomandata con ricevuta di ritorno per capirci.
Di solito un essere umano ha UN AMICO, e quando dico un amico non vuol dire che questo sia solo ed emarginato dal sociale, ci mancherebbe, ma le statistiche della vita affermano che una persona abbia un'altra persona di cui fidarsi ciecamente, ed è questo l'amico.Avete presente quella persona che vi precipitate a chiamare quando siete nei guai, quella persona che non ti dice mai "no scusa ho da fare, non posso pensare a to adesso", quella persona che ti spiattella le cose in faccia invece di dirtele dietro? Cioè quella persona che è tutta sincerità, si, è questo l'amico, e io credo che l'amicizia superi l'amore, perchè l'amore tradisce, l'amore delude, l'amore richiede delle aspettative, invece l'amico no, l'amico è così com'è, con i suoi difetti e mancanze, ma questo è lui, ma soprattutto è una persona che c'è sempre, sempre!
-Denis
lunedì 11 ottobre 2010
Presentiamoci
Ragazzi,
questo è il mio blog aperto sotto consiglio di un amico, all'inizio ero un pò titubante, ma ora mi son deciso ed eccomi qui ad interagire con voi qualora lo vogliate.
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